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Sai quanto vale realmente il tuo veicolo usato? In caso di vendita, di incidente o di danni coperti dalle garanzie dirette (casco, eventi naturali o sociopolitici) sai se è riconosciuto il corretto valore o il giusto risarcimento dall’assicurazione?
Al Movimento Consumatori arrivano sempre più spesso segnalazioni di liquidazioni sottostimate da parte delle compagnie legate al basso valore del veicolo. Attenzione perché non sempre è corretto il valore del veicolo che viene comunicato e in caso di incidente con ragione si hanno molti più diritti di quelli che vengono prospettati da chi deve risarcire.
Se hai bisogno di informazioni o assistenza puoi telefonarci allo 06 948 070 41 o compilare il modulo di contatto dello sportello online.
Come stabilire il valore
Non è semplice per il consumatore verificare il reale valore commerciale del proprio veicolo, stante la varietà di modelli e allestimenti. Quasi sempre ci si trova di fronte a valutazioni fornite da assicurazioni o concessionari troppo spesso generiche e non rapportate specificamente al nostro veicolo (modello, accessori presenti di serie e/o after market) e alle sue condizioni (stato d’uso, km percorsi, tagliandi, ecc.).
È noto che le imprese assicurative e i periti fruiscono di servizi speciali di quotazione a pagamento (versioni “professional”) che non sono invece disponibili al consumatore che non può dunque verificarli e che rischia pertanto di ottenere risarcimenti decurtati, perché non coerenti con i valori effettivi di mercato.
È ovvio che la determinazione del valore dell’usato non può che competere al libero mercato quindi il consumatore dovrà verificare i reali valori di vendita al pubblico di veicoli dello stesso modello e allestimento così come ogni perito sa, atteso che sui manuali in uso per superare l’esame si legge che “il valore ante sinistro di un veicolo coincide con il presumibile prezzo di vendita di quel veicolo (cioè il valore commerciale del mezzo) sul mercato locale nel momento storico del sinistro”.
È evidente dunque che accertare il valore del veicolo comporta, oltre alla verifica delle specifiche condizioni in uso, anche l’accertamento di particolari condizioni di mercato che possono modificare il valore del mezzo. Importante poi rammentare che in caso di incidente il danneggiato si ritrova equiparabile a chi deve acquistare un veicolo e dunque, per un’esatta stima del valore commerciale, è corretto considerare il prezzo di acquisto di un veicolo analogo e non di vendita, tanto meno fare la media tra i due valori come purtroppo troppo spesso viene fatto dall’impresa assicurativa.
Veicolo che vale meno del danno subito
Una riparazione è antieconomica quando i costi per riparare il danno superano il valore di mercato del veicolo al momento del sinistro.
Fondamentale stabilire quindi il reale valore commerciale del mezzo.
Da un lato, vi sono pronunce che riconoscono l’integrale risarcimento del danno anche in caso di riparazioni antieconomiche, dall’altro vi sono altre pronunce che limitano il risarcimento al mero valore del veicolo.
Principio fondamentale è che il patrimonio del danneggiato va reintegrato nello stesso stato in cui si sarebbe trovato in assenza dell’incidente con il limite dell’eccessiva onerosità. Ovviamente il danneggiato non deve ottenere un profitto dal sinistro, ma nemmeno subire un danno economico.
Ai sensi dell’art. 2058 c.c. il danneggiato richiederà alla compagnia assicurativa, che certamente vorrà limitare il risarcimento al solo valore del mezzo, di procedere ad un risarcimento in forma specifica, riportando in auge la situazione ante sinistro e pertanto restituendo all’assicurato l’esatto veicolo ripristinato con il limite, si rammenta, dell’eccessiva onerosità.
Va ricordato che in caso di rottamazione del mezzo, oltre al valore del veicolo la compagnia dovrà risarcire i costi di demolizione e radiazione, immatricolazione o passaggio di proprietà di un veicolo analogo, i costi sostenuti per la ricerca di un nuovo veicolo, assicurazione e bollo non goduti e fermo tecnico.
L'importanza di sapere quanto vale il nostro veicolo
Secondo dati ACI il parco circolante italiano si conferma nuovamente nel 2020 il più vecchio d’Europa: l’età media delle auto è pari a 11 anni e 10 mesi (5 mesi in più rispetto al 2019), 1 auto su 5 (il 20% circa del totale) è una Euro 0-1-2, con almeno 18 anni di anzianità. Il mercato dell’usato ha superato quello del nuovo in quanto ogni 100 autovetture nuove ne sono state vendute 186 usate.
Con un parco auto così vecchio, diverse sono le situazioni di criticità per i consumatori legate alla determinazione dei valori commerciali dei veicoli.
La prima, ovvia, criticità è quella relativa alla determinazione del prezzo del proprio veicolo, usato, al momento della permuta al concessionario in cambio di uno nuovo.
Altra evidente criticità si verifica nel caso del consumatore che abbia stipulato polizze assicurative per il furto o per altri danni coperti dalle garanzie dirette (casco, eventi naturali o sociopolitici). All’assicurato in caso di attivazione di tale garanzia verrà sistematicamente liquidato un importo che:
Ulteriore criticità si riscontrata poi nel momento in cui il consumatore viene coinvolto in un sinistro stradale e che, a causa di una riduttiva valutazione del valore del veicolo, rischia di vedersi opporre da parte della compagnia assicuratrice limitazioni risarcitorie basate sulla pretesa antieconomicità del costo delle riparazioni rispetto al valore del veicolo.
È evidente quindi l’estrema rilevanza della questione della determinazione del valore dell’usato da un punto di vista economico.
Non è immaginabile infatti che il valore di oltre la metà del parco circolante sia pari a zero, circostanza che i consumatori spesso apprendono quando vengono coinvolti in un sinistro. In tale occasione non è raro che un veicolo, magari ancora in buono stato, a causa di quotazioni troppo spesso non rispondenti ai reali valori di mercato, venga valutato dalle compagnie come un rifiuto speciale da smaltire.