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Il furto di dati, per quanto oggi moderno nelle sue metodologie, è in realtà un fenomeno molto antico. Già i romani parlavano di “furtum” non soltanto nel caso di sottrazione di beni, ma anche nel caso di sottrazione o di distruzione di informazioni e dati.
Con l’avvento delle nuove tecnologie, il fenomeno ha assunto caratteri e metodi nuovi e, vista la mole di dati conservati online, gli attacchi hacker finalizzati al furto di informazioni rappresentano un pericolo concreto per i consumatori.
Sul tema è intervenuto a “Striscia La Notizia” Gustavo Ghidini, presidente di Movimento Consumatori.
È di qualche settimana fa la notizia del grande attacco hacker che ha visto coinvolte numerose aziende, pubbliche e private, e che ha esposto al pericolo di furto o di distruzione migliaia di dati sensibili dei cittadini.
Come possiamo difenderci?
Come spiega Ghidini nel servizio, esiste oggi una concreta possibilità che database che contengono dati sensibili vengano sottratti o distrutti. Per questo motivo, possiamo difenderci creando un archivio “offline”, perché la Rete è violabile.
Potrebbe essere utile tenere un archivio di informazioni sensibili o importanti (come estratti conto bancari), o tenere traccia di esami clinici (aggiornando, di volta in volta, il proprio fascicolo sanitario), da conservare in luoghi (fisici e non) più sicuri (ad esempio, un hard disk esterno). Queste piccole attenzioni possono rappresentare un modo per difenderci dal pericolo di perdere dati di grande importanza.
Il backup può aiutare a non esporci al pericolo di perdita completa di dati, tutelandoci davanti a un fenomeno, come il furto di informazioni sensibili, tanto antico nella sua sostanza, quanto sempre più moderno nelle sue forme.