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Il 14 marzo scorso, il Parlamento europeo ha affrontato il voto di una risoluzione non vincolante d’indirizzo rispetto al doppio mandato da concedere alla Commissione europea per negoziare il Ri-TTIP: la vecchia deregulation commerciale e degli standard respinta da quasi 4 milioni di cittadini europei qualche anno fa e riproposta da Junker e Trump la scorsa estate, con la finta scusa della guerra dei dazi. E ha lasciato i propri governi, che prenderanno la decisione definitiva il 18 marzo prossimo, senza alcuna indicazione.
Il voto è stato diviso in due parti e, con sempre più deputati di ritorno da Strasburgo verso casa, i banchi dell’emiciclo di Strasburgo risultavano abbastanza vuoti. Nonostante tutta la retorica spesa a piene mani rispetto allo sciopero per il Clima che si terrà domani in tutta il mondo grazie alla lotta della piccola Greta, anche se con un margine esiguo, è stata bocciata la richiesta di rendere vincolante l’accordo di Parigi per il clima rispetto ai trattati commerciali. L’emendamento di compromesso proposto dai SocialDemocratici per stabilire alcune condizioni per l’accordo commerciale e chiedere al Consiglio di non dare il via libera ai negoziati è stato approvato, ma alla fine la risoluzione parlamentare complessiva è stata bocciata con 198 voti a favore e 223 deputati contro. Ciò significa che il Parlamento Europeo non è riuscito (o non ha voluto) dare un orientamento al Consiglio, ossia ai propri Governi. Ma significa anche che nessuno ha voluto, a ridosso delle elezioni, appoggiare la Commissione europea nella sua corsa immotivata verso il Ri-TTIP con Trump, dando ragione a tutte le preoccupazioni da sempre espresse dalla nostra Campagna. Anzi: l’emendamento contenente l’indicazione di fermare del tutto il negoziato transatlantico era stato accolto con 230 voti favorevoli.
Quando il Parlamento europeo pubblicherà i dettagli su chi ha votato che cosa e chi contro la risoluzione e gli specifici emendamenti, ne daremo come sempre notizia. La palla passa ai governi europei che il 18 marzo, nel Consiglio degli Affari Generali, saranno chiamati a esprimere l’ultima parola sulla vicenda. Sarà in quella sede che il Governo italiano proverà se terrà fede agli impegni StopTTIP condivisi da milioni di elettori.